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panorama

Fabio Roncato

Padova 1982

Vive e lavora a Milano

Studio visit di Elisa Carollo

La pratica di Fabio Roncato è mossa da un autentico interesse per i processi della materia. Lavorando su un’idea di scultura come forma aperta e in divenire, le sue opere sono, infatti, plasmate da processi naturali e fisici a cui sono sottoposti i materiali o i contesti su cui l’artista decide di operare: spesso concepite come forme in fieri, l’artista si fa mero attivatore di questi processi che portano a metamorfosi le forme, senza poi controllare, se non minimamente, il risultato finale.

In questo senso, Roncato persegue un tipo di ricerca che riconsidera le relazioni tra conoscenza e fare, in relazione al mondo esterno, a partire dall’accettazione delle limitazioni cui l’uomo è soggetto nell’osservare e descrivere i processi della materia, per l’incapacità dei nostri sensi di acquisirli e comprenderli nella complessità delle forze silenti e invisibili che li governano a livello universale.

Al momento del nostro incontro, eravamo già da mesi in costante dialogo per un importante appuntamento che lo attende a Gwangju (Corea del Sud), come uno degli artisti inclusi nel primo padiglione Italia alla Biennale locale. Qui Roncato, avviando una collaborazione con artigiani locali, si connetterà alla tradizione coreana millenaria delle giare Onggi: l’idea è di creare una serie di vasi in gesso e terra che verranno plasmati dallo scorrere dell’acqua sulle loro superfici, e da un’inesorabile erosione che li condurrà a una forma residuale, ma finale. Riempiendoli fino a tracimare, si attiva un processo di erosione catalizzatore di nuove possibilità di evoluzione: l’acqua modella nuove forme, diverse da quelle iniziali create dall’artista, che si abbandona così, ancora una volta, al divenire dei processi della materia e a una forma di scultura aperta.

L’opera a cui Roncato sta lavorando, oltre a risultare particolarmente significativa dell’approccio filosofico/concettuale dell’artista all’arte, ne dimostra le possibili estensioni poetiche e metaforiche, al di là di un mero interesse per la materia e i suoi fenomeni. Tale opera diviene, infatti, occasione per creare una potente metafora che la ricollega anche allo specifico contesto storico e culturale di Gwangju per cui è stata creata, ponendosi come racconto simbolico delle forze rivoluzionarie che hanno animato la regione negli anni Ottanta, come primo, importante, sebbene tragico, momento di protesta contro la dittatura di Chun Doo-hwan: come le rivolte e le proteste che si contrappongono alla dittatura persistendo nel tempo, questo flusso d’acqua, lieve al primo sguardo ma implacabile nel suo scorrere, porta evoluzione e cambiamento di forme apparentemente statiche e solide. Non è la prima volta che Roncato estende la riflessione da materia e processi a una dimensione storico-politica dei contesti o materiali in e su cui opera. Di recente, l’opera ambientale impermanente sulle saline di Sečovlje, in Slovenia, aveva sviluppato un’altra potente metafora visiva sul destino di quei territori che, abbandonati dal dopoguerra, sono oggi un regno di biodiversità, ma dove si sente ancora il riverbero delle comunità che un tempo li abitavano.

Uno degli aspetti che rendono la pratica di Fabio Roncato particolarmente interessante, è la capacità dell’artista di ‘ascoltare’ la materia, di individuare opportunità operative per poi lavorare sui limiti e le possibilità formali, processuali ma anche filosofiche che questa può offrire, creando potenti metafore visive che coinvolgono atto antropico/natura e individuo/società. D’altra parte, questa forte predisposizione alla ricerca sui processi e la decisa dimensione filosofica assunta dalla sua pratica, lo porta ad agire più come un ricercatore o un filosofo, con lunghi tempi di gestazione teorica e, soprattutto, pratica per arrivare all’opera finale. Questo può rivelarsi un limite in contesti ‘commerciali’ e, viceversa, particolarmente adatto a contesti più istituzionali come quelli di musei e rassegne espositive.

foto Daniele Marzorati
foto Daniele Marzorati