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panorama

Eva & Franco Mattes

Brescia 1976

Vivono e lavorano a Brescia e a New York

Studio visit di Edoardo De Cobelli

Eva e Franco Mattes sono tra i primi artisti ad aver rivolto l’attenzione, negli anni Novanta, al nascente mondo online. Il web apriva nuovi orizzonti linguistici e diventava campo di indagine e riflessione artistica. Parlare di Internet e società informatica, nel caso della loro ricerca, è tuttavia riduttivo. La realtà, qualsiasi cosa essa sia, negozia da allora i suoi confini con un insieme di orizzonti di riscrittura e risignificazione attribuiti a seconda dei casi all’infosfera, al digitale o al virtuale. Siamo tradotti in dati, analizzati da algoritmi, condizionati dalla nostra trascrizione in forma binaria e in linguaggi di cui ignoriamo totalmente i principi. Ma soprattutto esistiamo in dimensioni che rappresentano una molteplice estensione del reale. Per quanto siamo tutti in gran parte inconsapevoli di quanto questi meccanismi permeino le nostre vite, alcuni di noi, ovviamente, li comprendono più di altri e sono in grado di coglierne le logiche, le sfumature e anche le ironie.

La ricerca di Eva e Franco Mattes ha fin dall’inizio operato sul confine di questa continua negoziazione: in quel sospeso luogo di passaggio in cui un oggetto, un concetto o un processo ricostruisce il suo significato in una dimensione piuttosto che in un’altra. Le loro opere creano cortocircuiti di senso che svelano o interrogano proprio la trasmigrazione di senso di un’operazione tra reale e virtuale, analogico e digitale. Quale luogo se non il loro sito https://0100101110101101.org per fare uno studio visit?

Most to Least Viewed, tuttora in corso presso la Fondazione Modena Arti Visive, presenta una serie di lavori poggiati su un’unica installazione, disposti secondo un misterioso algoritmo che rispetta l’ordine dal più al meno visualizzato su Internet. Nell’osservare la mostra, siamo istintivamente stimolati a chiederci come e perché un contenuto abbia suscitato più curiosità e, allo stesso tempo, stupiti che questo principio abbia determinato la forma fisica di una mostra reale. L’approccio del duo ha, in questo come in altri casi, un’eco surrealista: l’ordine viene delegato a un principio non autoriale.

La scultura Half Cat, realizzata nel 2020, è forse l’opera più rappresentativa della loro ricerca, per la sua apparente semplicità. Gli artisti hanno realizzato una scultura di un meme particolarmente diffuso su internet, trasformandolo in un’icona reale. Il meme deforma la realtà nell’immaginario condiviso dell’online, e a sua volta viene riportato nel reale attraverso un’operazione artistica che immortala un fenomeno digitale nella forma tradizionale della scultura. La capacità di cogliere la peculiarità di fenomeni complessi e di sintetizzarli in modi efficaci è una delle caratteristiche che rende lo sguardo del duo uno dei più interessanti sulla relazione che intratteniamo con il digitale. Possiamo immaginare la ricerca di Eva e Franco Mattes come la capacità di fluttuare tra i cambiamenti di stato che definiscono i limiti formali di qualsiasi contenuto attraversi la rete. È una pratica al tempo linguistica, fisica e, infine, metafisica laddove si finisce per perdere attinenza con l’esperienza abituale.

Pur tendendo alla semplicità e alla sintesi formale, come i copywriter amano perdersi nei giochi di parole, anche loro giocano talvolta a perdersi nello slittamento che traduce la realtà dal virtuale e viceversa. In questi casi, il tentativo di cogliere l’essenza dell’opera crea un senso di vertigine. È il caso di README, una stampa della celebre performance dello sparo di Chris Burden. Il disegno, perfettamente chiaro, emerge tuttavia dalla disposizione del codice di programmazione del reenactement della performance di Burden in Second Life, un mondo virtuale online lanciato nel 2003. Il codice del programma è la performance in un mondo virtuale, ma allo stesso tempo l’immagine della stessa nel mondo reale. Cosa stiamo guardando, se non la stessa cosa in diverse forme e citazioni?

In tutta la loro ricerca, gli artisti non si prendono mai sul serio, ma riflettono, con il distacco di un approccio profondamente umoristico, su quanto labile sia il fondamento di un significato e la sua attribuzione con gli attuali mezzi a disposizione.

Foto Louis De Belle