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panorama

Diego Cibelli

Napoli 1987
Vive e lavora a Napoli
Studio visit di Alessandra Troncone

Lo studio di Diego Cibelli si trova al primo piano dell’edificio che ospita al piano terra una scuola elementare, nel quartiere di Scampia. Mentre lo raggiungiamo in macchina, Diego mi fa fare un piccolo detour nella zona del complesso delle Vele per indicarmi una scritta sul muro che costeggia uno di questi grandi mostri architettonici: “Dateci un museo” campeggia come un monito nella desolazione cui è stata costretta quest’area.

La ricerca della bellezza che fa da motore alle attività in corso nello studio di Cibelli sembra essere la risposta ideale a quello che accade immediatamente fuori. Nelle tre stanze/aule in cui si sviluppa lo studio, forme, oggetti e materiali “danzano insieme”, riprendendo una formula che appare nel titolo della recente mostra personale dell’artista al museo di Capodimonte. È l’immagine dell’atelier per eccellenza, quello in cui si viene accolti dall’attività febbrile del fare, creare, sperimentare, produrre. Ogni volta che entro in questo luogo sta succedendo qualcosa di nuovo, anche il suo assetto e l’organizzazione degli spazi sono in continua trasformazione.

Cibelli viene da una sequenza di mostre in spazi istituzionali a Napoli e dalla partecipazione alla Biennale internazionale di arte ceramica di Jingdezhen. La ceramica, materia con cui lavora in maniera privilegiata da ormai più di cinque anni, gli permette di muoversi fluidamente tra le arti visive e il design, con incursioni nel secondo che sono sempre caratterizzate dai temi portanti della sua ricerca artistica, in primo luogo la relazione tra essere umano e paesaggio in un’accezione allargata che comprende anche l’ambiente domestico quale possibile estensione del sé.

Al momento sono vari i progetti in corso: il primo, estremamente ambizioso, riguarda la commissione ricevuta per il nuovo bar del museo di Capodimonte, un ambiente che Cibelli sta disegnando completamente (dalla decorazione agli arredi, fino alle divise dei camerieri e alle stoviglie) come un’opera d’arte totale e ambientale. Cibelli e il suo assistente Giuseppe sono alle prese con grandi stampi da cui si generano le forme che abiteranno la caffetteria insieme a una speciale carta da parati che intende restituire la ricchezza delle collezioni museali e dell’ecosistema che abita il bosco. L’incontro tra ceramica ed elaborazioni grafiche è un altro aspetto che ricorre nell’ultima produzione di Cibelli e attinge a quell’idea estesa di laboratorio che si avvale di professionalità e creatività diverse per raggiungere il suo scopo.

Al centro della seconda sala è esposta una nuova produzione di vasi la cui ispirazione di partenza è proprio la dimensione del laboratorio, inteso come luogo di contaminazione e sperimentazione, un approccio che – spiega Cibelli – è implicito nella stessa lavorazione della porcellana quale materiale che richiede collaborazione e confluenza di saperi. È proprio nel materiale ceramico che l’artista riscontra una assoluta capacità di ricettività rispetto alla storia e al luogo, rintracciando una specificità territoriale che ha portato al successo del design italiano in termini non solo di approccio alla materia ma di visione complessiva. Il laboratorio diventa quindi il luogo dove si fa esperienza di un tempo circolare, lavorando nel presente, attingendo a forme e tradizioni del passato ma anticipando il prossimo mutare della scena. Tutto ciò permette all’artista di elaborare una concezione del passato che non resta ingabbiata nella gestione di un patrimonio ingombrante ma, al contrario, diventa un bacino di potenziali riferimenti per proiettarsi nel futuro.

Foto Fabio Iengo
Foto Fabio Iengo