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panorama

Davide La Montagna

Rivoli 1992
Vive e lavora a Torino
Studio visit di Osservatorio Futura (Francesca Disconzi, Federico Palumbo)

Davide La Montagna ha frequentato l’istituto d’arte con indirizzo Restauro delle opere pittoriche e, successivamente, il corso di Pittura all’Accademia Albertina, dove è allievo di Marco Cingolani.

La città di Torino, con il suo fascino esoterico e magico, e più in generale la tradizione piemontese legata alle Masche e alle creature del bosco, influenza indubbiamente il lavoro dell’artista. Nella ricerca di La Montagna sono rintracciabili alcuni elementi costanti che nel tempo hanno subito una variazione di tono. L’amore, spesso in bilico tra romanticismo e sentimentalismo, l’invisibilità, e la conseguente dematerializzazione del lavoro stesso, sono spunti da cui partire per ragionare sulla sua ricerca tout court. Da queste costanti parte una serie di riflessioni e declinazioni su tematiche più ampie e complesse quali morte, identità, sessualità, genere, conservazione e decadenza, unite da un approccio ecologico e organico. Esse, nella loro specificità e complessità, vengono sublimate e analizzate con lo scopo di enfatizzare le dicotomie che attanagliano il nostro presente e dunque i principali dibattiti contemporanei. Nondimeno, la scelta stessa della dematerializzazione è coerente con la fase post-capitalista in cui l’immateriale, così come la cultura stessa, diventano prodotto. In questo scenario l’artista offre un modo altro per concepire l’oggetto artistico e la sua formalizzazione e fruizione, più politicizzato, con un suo peso specifico all’interno della ricerca contemporanea e che lo rende, più in generale, attento all’attualità. Questa evoluzione è particolarmente evidente nei lavori più recenti. Davide La Montagna si serve del linguaggio poetico come mezzo, non innocente e non neutrale, per veicolare un messaggio. L’uso della metafora nella scrittura diviene, inoltre, pretesto per aumentare il suo atlante di suggestioni, che da contenitore statico diventa dinamico. Questa scelta si esprime nell’utilizzo di diversi media, sempre in linea con il tema cardine della sua poetica: la dematerializzazione e l’invisibilità. L’opera più recente, You Could Have Been Anyone’s Dream (2023) approfondisce il tema del fallimento a partire dalla costruzione sociale dei ruoli di genere all’interno delle relazioni amorose. L’acqua di rose, presente nei due vasi, diviene metafora di questioni amorose regolate dalla nostra società. Il liquido è presente in due diverse forme: una comune versione prodotta in serie che è contenuta in un vaso collegato a un sistema di nebulizzazione che diffonde l’acqua profumata nello spazio; e una versione fatta in casa dall’artista. Il primo liquido (un mix di oli essenziali e acqua) è studiato chimicamente per durare per sempre, evocando una performatività impossibile da raggiungere. L’altro, invece, lentamente si deteriora fino a marcire. L’artista si discosta dunque dall’ideale romantico (predominante nella prima parte di produzione) per raggiungere una maggiore durezza nella scelta dei temi e della formalizzazione di essi. Questo passaggio è particolarmente percepibile anche nei cicli di opere che hanno una continuità con il passato, come per i disegni raffiguranti La sirenetta (2016 – in corso). L’icona transfemminista ─ qui intesa come vero e proprio autoritratto dell’artista ─ si svincola sempre più dalla rappresentazione convenzionale e diviene portatrice di istanze assai più complesse e contemporanee.

Alcuni punti critici riscontrabili nel lavoro di La Montagna possono essere circoscritti a una cripticità eccessiva, che spesso ha bisogno di un supporto testuale per essere meglio compreso. La commistione di universi diversi condensati in una forma sintetica è sempre portatrice di una possibile concettualizzazione claustrofobica. Antidoto a ciò è il ricorso alla scrittura e alla poesia, oltre che alla parte visiva e bidimensionale del disegno, buoni alleati per creare un ponte empatico in grado di riscaldare la fruizione. Uno dei punti di forza del suo lavoro, d’altra parte, è l’interesse verso molteplici campi del sapere, sintetizzati grazie a un’eterogeneità dei media e a una formalizzazione sinestetica. Nondimeno lodevole è la scelta di una tematica poco diffusa nelle arti visive contemporanee: l’amore.