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panorama

Danilo Sciorilli

Atessa 1992

Vive e lavora a Torino

Studio visit di Giacinto Di Pietrantonio, Federico Palumbo

Per ora sono giacinti, ma se son rose fioriranno

Danilo Sciorilli da quattro anni risiede a Torino. Ha frequentato l’Accademia di Urbino con Luigi Carboni, Serse, Matteo Fato, Giuseppe Stampone e, en passant, con Andrea Mastrovito, sul cui lavoro ha scritto la propria tesi di laurea. Nonostante le differenze, questi artisti hanno tutti influito sulla sua ricerca, allora ancora in fase embrionale ma già impostata sull’importanza del disegno e della videoanimazione. Prima dell’accademia Sciorilli aveva frequentato il liceo scientifico, attratto in modo particolare dalla fisica, intesa nella sua forma di studio dello spazio cosmico. Sono riconducibili a quel periodo i disegni ossessivi di nudi femminili, che ritiene origine del cosmo.

Come avviene per molti giovani artisti contemporanei, in studio non ci sono molti disegni su carta o tela, perché da tempo egli ha trasferito una buona parte di questa sua attitudine in videoanimazioni. È comunque nel disegno che risolve la sua arte, intendendolo   ̶ anche vasarianamente   ̶ «il primato dell’arte, dove la matita è madre di tutta l’arte». Un percorso, quello di Sciorilli, che in accademia è prima di tutto pittorico. Procedendo per sottrazione arriva al solo disegno e alla pagina bianca. Questa eliminazione quasi totale, nel 2017 lo mette in crisi fino a farlo smettere di disegnare. Decide di rinchiudersi una stanza-studio della scuola ricoprendola di fogli bianchi sui quali, però, non riesce a intervenire. È il grado zero del terrore della pagina bianca, che arriva a risolversi alla fine dell’anno. Riprende a disegnare ininterrottamente, trasformando la stanza in una sorta di Wunderkammer del disegno. Prende così coscienza dell’arte quale mezzo attraverso cui poter esorcizzare la morte creativa. Una coscienza che affonda le radici nell’infanzia: la morte del nonno gli dà una consapevolezza nuova, che riguarda tutti, compreso sé stesso.Da qui nasce, nella sua poetica e nel corso degli anni, il desiderio di raggiungere e poter rappresentare l’immortalità: «la mia è l’illusione di lasciare una testimonianza sulla terra e quindi l’immortalità, in quanto l’arte è una finzione vera, dove al contrario di uno spettacolo teatrale la vodka non è acqua, ma vera vodka. È il grande spettacolo della vita, in cui l’opera è una finzione che non ha distacco dalla realtà». I suoi disegni, così come i suoi video, le performance e le installazioni ne sono un chiaro esempio, si posano e sposano con e su vari media. E, ancora, i fumetti dei supereroi DC Comics e Marvel, all’interno dei quali applica una sostituzione di Superman, Batman, l’Uomo ragno, autoritraendosi al loro posto e tra loro «per cercare di sfidare il destino della vita e della morte e il segreto della rinascita».

Ogni opera è la manifestazione di una ricerca compiuta dall’artista in prima persona, smarrito nel cosmo infinito, visibile anche in uno dei suoi ultimi lavori, Nel nulla dal nulla per questo ricadiamo,esposto nel passante della stazione di Porta Garibaldi a Milano, a cura dello spazio torinese no-profit Osservatorio Futura, su invito di Co_atto e, in particolare, di Marta Orsola Sironi.

Gli spazi no-profit, notevolmente aumentati in questi anni e sempre più luoghi prediletti per il dibattito e la formazione, costituiscono un passaggio qualitativamente necessario per i giovani artisti. Lo stesso Sciorilli è co-fondatore, insieme a Marco Bacoli, Gilia Cotterli e Claudio Zorzi, di una realtà no-profit artistico-curatoriale multimediale, ViaGuilli37, a Torino. Inoltre, il lavoro di ricerca è manifestato da “Zuper”, rivista aperiodica che rientra nelle attività del collettivo. Tutto ciò concorre alla continua formazione e al continuo sostegno al suo lavoro, collocabile tra religione, intesa come offerta d’immortalità dell’anima / Gesù Cristo, scienza, associata alla ricerca dell’immortalità del corpo / Peter Thiel e, infine, arte, vista come verità dell’immortalità poetica / De Dominicis. È utile concludere sottolineando che Sciorilli, nel corso degli anni, accompagna le sue opere utilizzando un particolare sigillo di garanzia / certificazione: una moneta da un euro appropriatamente modificata, anch’essa un’opera, chiamata A Cesare quel che è di Cesare. Qui, il leonardesco uomo vitruviano è manualmente trasformato dall’artista in Cristo crocifisso. L’operazione si muove poeticamente sulla scia di opere come Zone Immateriali di sensibilità di Yves Klein e della Merda d’artista di Piero Manzoni, volte a mettere in discussione l’economia dell’arte.