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panorama

Cristian Chironi

Nuoro 1974
Vive e lavora a Bologna e tra le architetture di Le Corbusier
Studio visit di Marco Scotti

«Lo studio qui lo considero semplicemente come una base d’appoggio». Mi accoglie così Cristian Chironi nel suo spazio nel cuore di Bologna, la città che l’ha accolto e in cui si è formato all’Accademia di Belle Arti, con Concetto Pozzati, ma anche grazie a una scena culturale importante, fatta di luoghi come Link, Tpo e Livello 57, di concerti seminali di figure come Autechre, Aphex Twin, Mouse on Mars e Pan Sonic.

«Io mi considero un artista sardo» ricorda però Chironi, e dalla Sardegna ha origine il suo progetto più recente e radicale, My House Is a Le Corbusier, che va avanti dal 2015 e attraverso il quale l’artista abita temporaneamente gli edifici modernisti progettati dall’architetto svizzero-francese in giro per il mondo, riportandoli alla loro funzione originaria, di spazi abitativi ma anche di luoghi dedicati al lavoro. È una risposta alla relativa assenza di un suo spazio personale, che nasce da un semplice pretesto. Di Orani, paese dove Chironi è cresciuto, era infatti Costantino Nivola, legato da un profondo rapporto a Le Corbusier, il quale affidò ai suoi famigliari, mentre viveva in America, un progetto di Le Corbusier per una casa che avrebbero dovuto costruire sul suolo sardo. Il risultato fu completamente differente dal progetto, che non fu capito e quindi interpretato e, a partire dai racconti dei nipoti, questo aneddoto – che nasce da un errore e si rivela simbolico della crisi dell’utopia modernista – è diventato il punto di partenza per una serie di tappe pellegrine e temporanee in giro per il mondo. La casa e lo studio di Chironi sono stati temporaneamente i diversi edifici realizzati da Le Corbusier, dal padiglione dell’Esprit Nouveau fino a Chandigarh e Casa Curutchet: «Ogni volta lascio Bologna, vivo e produco là, e lo spazio qui diventa quasi un magazzino». E ogni volta il lavoro si sviluppa nel rapporto con il contesto, con la cultura, attraverso azioni, lavori e linee narrative.

Altro spunto di immaginazione, che si intreccia con le case di Le Corbusier, è stato Pio Manzù, disegnatore della Fiat 127: la prossima mostra di Cristian Chironi aprirà in maggio da Morton Street Partners, spazio di Manhattan dedicato alle intersezioni tra arti visive e automobili, e sarà un altro capitolo del progetto legato alle Drive della Fiat 127 Special (Camaleonte). Uno sviluppo di My House Is a Le Corbusier, dove una 127 cambia il colore della carrozzeria a seconda dei luoghi in cui si trova, seguendo schemi cromatici della policromia di Le Corbusier, e viene guidata nelle città dall’artista che, insieme a ospiti e passeggeri, disegna percorsi e mette in scena conversazioni all’interno dell’abitacolo. Nella mostra a New York Chironi porterà, oltre all’esperienza europea, anche l’essere stato lì per due mesi per la sua New York Drive: tra Springs – luogo leggendario, dove hanno vissuto artisti come Nivola, Jackson Pollock, Willem De Kooning, Conrad Marca-Relli, Lou Reed e Cindy Sherman – e Manhattan ha guidato parlando con ogni tipo di persone di artisticità, paesaggio, materiali… Ogni argomento possibile insomma, con persone differenti a seconda del contesto in auto e co-piloti come la moglie Dennis Oppenheim. I percorsi, allo stesso modo, seguivano diversi baricentri, come il palazzo dell’ONU a Manhattan, simbolo di un contesto di de-territorializzazione a cui Chironi è particolarmente interessato: in fondo «anche la 127 quando è in strada non appartiene a nessuno, appartiene al contesto dell’arte». Ultima tappa Cold Springs, nella valle dell’Hudson, dove ha sede Magazzino Italian Art che ha sostenuto il progetto: qui il focus dei discorsi si è spostato sul turismo e le problematiche che porta in queste piccole località prive di infrastrutture. Riflessioni sul contemporaneo, nate dal confronto con il contesto e le persone: «la macchina diventa un display, un raccoglitore di accenti e di questioni, e poi si finisce a parlare anche di amore, di sport, di cose banali». Non un pubblico, ma dei passeggeri quindi, o dei visitatori nel caso delle case di Le Corbusier.

Ma prima di partire per New York Chironi torna a pensare alla Sardegna: «io sono originario di Orani, come Costantino Nivola e Mario Delitala, sento di far parte di questa staffetta ora e adesso, generazionalmente, mi piacerebbe ci fosse qualcun altro a continuarla anche dopo di me. Speriamo che sia donna!».