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panorama

Cristian Chironi

Nuoro 1974
Vive e lavora a Bologna
Studio visit di Elisa Carollo
23 marzo 2024

Cristian Chironi si è reso noto con le sue audaci esplorazioni itineranti dei rapporti tra uomo, architettura e urbanistica, fra realtà e utopia abitativa e antropologia dell’abitare lo spazio. La sua metodologia artistica prevede, infatti, un procedere per sovrapposizioni e giustapposizione storiche e generazionali di storie e luoghi, volte a rivelare contrasti e armonie fra umano e spazio abitato.

La pratica nomadica e in continua evoluzione che ne risulta è stata caratterizzata, almeno nell’ultimo decennio, da un confronto quasi ossessivo con i progetti di Le Corbusier, affrontato però da una prospettiva intima, che passa da storie di famiglia che connettono l’artista e il famoso architetto tramite la figura intermedia di Costantino Nivola.

Nel precedente studio visit di Marco Scotti, si è già accennato a come questa ricerca venga portata avanti da Chironi; in questa occasione vorrei concentrarmi, invece, su come questa metodologia artistica stia evolvendo in altri territori e in ulteriori future direzioni in termini di progetti e risultati estetici.

Al momento del nostro incontro l’artista si trova non più in Italia ma a Città del Messico, per preparare una mostra presso l’Istituto italiano di cultura. In questa occasione Chironi si è trovato a vivere e a confrontarsi con il progetto della città olimpica: qui, ancora una volta serendipicamente, la sua connessione personale con Nivola come tramite di analisi storico-antropologica dell’abitare si è presentata con una sua scultura, di fronte alla propria abitazione.

Calandosi in una nuova dimensione culturale, sociale e demografica, Chironi sta analizzando anche l’interpretazione locale del modernismo offerta dalle architetture di Enrique del Moral, Luis Barragán, Mario Pani, Mathias Goeritz, Salvador Ortega, e luoghi emblematici come la Città satellite, la Plaza de las Tres Culturas, la Città universitaria, la Ruta de L’Amistade.

Di base, la pratica di Chironi si propone come un’analisi perlopiù antropologica delle evoluzioni dell’abitare lo spazio e delle resistenze dei flussi umani alle canalizzazioni e restrizioni imposte da progetti, per quanto ideali, come poi da speculazione edilizia e gentrificazione.

Questo tipo di ricerca lo avvicina a un approccio situazionista e a una metodologia estetica e politica che ricorda anche le ricognizioni fotografiche e concettuali di Ed Ruscha, i progetti di Dan Graham o, ancora, le opere di Hans Haacke.

Perseguendo un simile intento di ricontestualizzare la pratica artistica all’interno dello scenario socioeconomico e ideologico in cui si svolge, e fare di questo un medium stesso, Chironi rivela, dunque, come alla base dei progetti architettonici o urbanistici, ci sia il più delle volte una incomprensione fra luogo e abitazione, abitato e abitante. L’artista suggerisce che il centro della riflessione dovrebbe essere, piuttosto, sul senso stesso di ‘luogo’, come quella che egli opera interrogando le comunità che abitano i vari contesti in cui agisce, tramite una esperienza spazio-temporale e relazionale diretta di essi.

Un progetto come quello che lo ha visto impegnato sull’eredità di Le Corbusier, rischia di ingabbiare l’artista in una dimensione solipsistica e autoreferenziale, allo stesso modo della pratica del celebre architetto, spesso priva di un reale impatto sulle comunità coinvolte. Tuttavia, a differenza dell’utopia architettonica di Le Corbusier, il punto di forza di Chironi è proprio la capacità di porsi come operatore, abitare e interagire con i contesti specifici e relazionarsi con essi direttamente, nell’ambito di indagini sul campo, a partire dalla gente che li abita. Tramite questo attraversamento e confronto diretto Chironi riesce a trasformare il proprio esercizio estetico in un momento di formazione di consapevolezza attiva della città e della sua storia da parte di chi vi abita, intraprendendo parallelamente una riflessione sulle nozioni di habitat e casa, e delle relazioni di queste con problemi di stabilità economica, crisi sanitaria, gentrificazione e instabilità geopolitica. Una riflessione estremamente rilevante nello scenario attuale di sviluppo a livello globale.