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panorama

Claudio Coltorti

Napoli 1989
Vive e lavora ad Atene
Studio visit di Alessandra Troncone

Nato a Napoli, dove ha inizialmente intrapreso studi in lettere classiche e moderne, Claudio Coltorti si è formato come pittore a Parigi all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts. Dopo dieci anni nella capitale francese si è trasferito ad Atene, dove tuttora vive. Il suo curriculum espositivo include una serie di personali presso le gallerie con cui ha collaborato negli anni: Galerie Maia Muller (2019) e poi Galerie Hussenot (2023) a Parigi, Acappella a Napoli (2020 e 2022). Nella sua città d’origine ha inoltre preso parte alla collettiva There Is No Time to Enjoy the Sun alla Fondazione Morra Greco nel 2021.

Tenendo salda la pratica costante del disegno, che torna nella produzione a carboncino, il lavoro di Coltorti declina verso il medium pittorico indirizzandosi inizialmente alla rappresentazione di oggetti che conservano tracce del passaggio della presenza umana. La scelta del piccolo formato amplifica il risvolto intimista del lavoro, che acquista ulteriore risonanza quando soggetto privilegiato diventa la figura umana. Catturati in situazioni di intimità, spesso in rapporto con altri oggetti che ne mettono in evidenza alcune parti del corpo, questi personaggi dai tratti fisiognomici solo accennati e dal genere non ben definito sembrano rinchiudersi in mondi privati, circoscritti dai loro stessi lineamenti. La stesura pittorica procede dal colore alla forma, che emerge in maniera quasi casuale e istintiva dal fondo. La tecnica a olio permette all’artista di ritornare più volte sul soggetto, per cui ogni opera vive delle sue stratificazioni non solo concettuali, ma anche materiche.

Coltorti si inserisce in una tendenza internazionale che guarda al lato introspettivo ed esistenziale: anche quando rimandano a situazioni che includono riferimenti all’attualità cronachistica o politica, le immagini da lui create sono sempre filtrate attraverso esperienze e sensazioni individuali perché, come afferma l’artista, «Dipingo quello che vivo». Il lavoro si configura così non per cicli ordinati ma ogni dipinto rinvia agli altri, e tutti insieme si presentano come tasselli di un unico racconto non lineare nel tempo.

Al momento di questo studio visit si è chiusa da poco la mostra personale alla Galerie Hussenot a Parigi, nella quale ha presentato una serie di dipinti anche di medio e grande formato. Accomunate dalla gamma cromatica, le opere esposte mettono in risalto visi e mani delle figure ritratte, spesso sproporzionate e dunque cariche di una forte valenza espressiva. Nella ricerca più recente di Coltorti torna, inoltre, il tema del doppio che dà origine a composizioni ambigue, nelle quali non è immediatamente intuibile se le figure siano personaggi in stretta intimità o lo sdoppiamento di un’unica persona. Tra le mostre in programma, una nuova personale alla galleria Acappella, a Napoli, per l’inizio del 2024.

L’impostazione chiara e riconoscibile del lavoro può andare incontro a una ripetizione di schemi compositivi che, reiterati nel tempo, corrono il rischio di cristallizzarsi. In tal senso, risulta promettente una direzione più narrativo-cinematografica che l’artista intende esplorare nel prossimo futuro. La pittura di Coltorti presenta originalità nella scelta di un figurativismo che mantiene accenni all’astrazione, in particolare nell’utilizzo di grandi macchie di colore dai contorni non ben delineati. Tale discostarsi da una tendenza figurativo-iperrealista conserva un’interessante ambivalenza che si trasferisce alle sensazioni provocate nello spettatore, invitato a esperire atmosfere sempre al limite tra una dimensione reale e una più onirica.

foto Regis Colin Berthelier