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panorama

Claudia Losi

Piacenza 1971

Vive e lavora a Piacenza

Studio visit di Marco Scotti

«Nella mia pratica ho sempre avuto un luogo dove depositare cose». Questo luogo oggi, per Claudia Losi, è uno spazio articolato e condiviso, al primo piano di un palazzo storico nel cuore di Piacenza. Qui lavori, oggetti, immagini si sono accumulati nel tempo, non archiviati ma piuttosto disposti secondo un ordine interno, in modo che si creino connessioni – casuali o volute – attraverso i semplici gesti. «La parte più interessante è questa, quando le cose cominciano a parlare nel tempo». Questa pratica fa parte del lavoro dell’artista, e si riflette in tutti quegli aspetti relazionali che ritornano nei suoi progetti. È un modo di riattualizzare contatti e accostamenti che seguono diverse cronologie: «mi piace la parola precipitato», quasi un sedimento che l’artista agita per far emergere di tanto in tanto qualcosa, dandogli ogni volta una nuova forma». In queste stanze troviamo le cose più facili da controllare, ma le produzioni di Claudia Losi poi si articolano di volta in volta tra più spazi, tra cui un magazzino per le produzioni più impegnative, e ogni progetto si costruisce attraverso altre relazioni: Il Balena Project, ad esempio, dal 2004 ha visto la grande balena di stoffa muoversi dall’azienda tessile dove è nata a depositi temporanei, crescendo in un processo d’aggregazione e trasformazione continuo, per apparire in luoghi inattesi. I ricami condivisi – tra cui quello presentato in mostra alla Fondazione Maramotti in occasione della mostra How do I Imagine Being There? nel 2016 – hanno visto, invece, persone alternarsi al telaio qui in studio, trasformato in uno spazio aperto a cui i partecipanti potevano accedere in qualsiasi momento, luogo di lavoro certo, ma anche casa in cui prendere un the e scambiarsi esperienze, centro di una comunità. «Voglio che sia vivo, abitato, basato anche sulla fiducia. Per questo in tanti hanno le chiavi e possono accedervi anche quando sono in viaggio, come spesso accade». Uno spazio in cui prendono forma i progetti, i tanti su cui Claudia Losi è al lavoro, con tempistiche sempre più intricate e sovrapposte dopo la pandemia. 

Entro il 2022 si concluderà Being There_Oltre il giardino, tra i vincitori della nona edizione dell’Italian Council proposto dalla Direzione Regionale Musei Marche per la Rocca Roveresca di Senigallia, dove si terrà la mostra finale. In attesa, il progetto, a cura di Leonardo Regano, verrà presentato alla Fondazione Maramotti di Reggio Emilia con una pubblicazione edita da Viaindustrie e ha già coinvolto il Nanyang Technological University Centre for Contemporary Art di Singapore – con la curatrice Ute Meta Bauer –, l’Accademia di Gerusalemme e il CIMeC – Centro Interdipartimentale Mente/Cervello di Trento, con il neuroscienziato Giorgio Vallortigara. «Con lui ho uno scambio da anni, per il suo ultimo volume Born Knowing: Imprinting and the Origins of Knowledge ho contribuito con delle illustrazioni, gran parte di polli e pulcini!». Collaborazioni che nascono naturalmente, e incrociano le discipline e le competenze. Being There_Oltre il giardino nasce da una call che poneva una domanda, «qual è la tua idea di luogo naturale?». Le risposte, raccolte anche attraverso la pagina web www.beingthereoltreilgiardino.com, sono state trasformate in disegni che, a loro volta, andranno a comporre, con l’aiuto di Lottozero-Prato, un unico tessuto a jacquard di oltre quindici metri, una macro narrazione per mettere a fuoco un concetto complesso e fluido, tra lingue, luoghi, interpretazioni e culture differenti, «quello che per me è una sorta di iper-luogo naturale». Una linea di ricerca sull’idea di luogo e natura quella di Claudia Losi che attraversa i progetti con grande coerenza e le necessarie derive, a partire dalla mostra How do I Imagine Being There? e dal libro edito da Humboldt books. 

Nel mese di maggio poi vedrà la luce anche un lavoro prodotto per una mostra allo CSAC dell’Università di Parma, curata da Valentina Rossi e Francesca Zanella, all’interno del progetto Storie di fili, una riflessione sul patrimonio e le competenze legate al tessile tra archivi, musei e produzione. 

Su invito di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, Claudia Losi affronterà in Stare a guardare, invece, una commissione di Ecotermica Servizi, impresa che costruisce e gestisce impianti di teleriscaldamento urbano, per coinvolgere più o meno direttamente le comunità locali sul nuovo silos per l’acqua che l’azienda ha realizzato all’interno di Città Studi di Biella. Proprio il rapporto con le persone è ancora una volta l’elemento strutturale di un progetto che, per lavorare sulla pelle di questo nuovo landmark, parte dalla relazione con la biblioteca di Città Studi e un suo entusiasta bibliotecario. Con l’équipe curatoriale di Cittadellarte e la mediazione della biblioteca, ha iniziato scegliendo una decina di libri e a farli viaggiare tra gli utenti della biblioteca, con un primo passaggio anche nel carcere, affacciato anch’esso sul silos: le persone sono state invitate ad annotare i volumi presi in prestito, disegnando o lasciando appunti. Ne è nata un’iconografia fatta di testi e immagini, trasformati dall’artista in piccole sagome di carta, ritagliate strappando lungo i bordi. Un esercizio manuale che ha prodotto animali, paesaggi, alberi che a loro volta ingranditi saranno riprodotte sulle pareti del nuovo edificio, visibili alle stesse persone che le avevano appuntate inizialmente sul libro.