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panorama

Christian Leperino

Napoli 1979

Vive e lavora a Napoli

Studio visit di Alessandra Troncone

All’ingresso del Borgo Vergini, dove ci si addentra nel quartiere Sanità, la chiesa di Santa Maria della Misericordia ai Vergini – nota da queste parti come Misericordiella – ospita SMMAVE, centro di arte contemporanea che dal 2015 ha messo in campo una serie di mostre e attività laboratoriali, riappropriandosi degli spazi dell’antica chiesa, precedentemente in stato di abbandono. È qui che Christian Leperino, cui si deve tale lavoro di recupero, ha il suo studio e il suo archivio. Nato e cresciuto nella periferia orientale della città, formatosi in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli, Leperino ha esordito giovanissimo sulla scena dell’arte napoletana, arrivando ben presto a esporre nei musei partenopei: il PAN – Palazzo delle Arti di Napoli, con la personale Human Escape nel 2010; il MANN – Museo Archeologico Nazionale, dove, trentenne, ha tenuto la sua prima antologica (Landscapes of Memory, 2012); il MADRE, dove la sua opera The Other_Myself è nella collezione permanente del museo. Ha inoltre tenuto mostre personali in rinomati musei stranieri come il MAC – Museu de Arte Contemporânea de Niterói, a Rio de Janeiro (2010) e il MMOMA – Moscow Museum of Modern Art (2014).

Due sono i grandi temi che da sempre contraddistinguono la sua pratica: la città e il corpo, elementi che si intrecciano sia nel racconto di periferie scarne e post-industriali, sia nel dialogo con il patrimonio storico-artistico che caratterizza l’area centrale di Napoli. I primi anni di lavoro sono caratterizzati dal linguaggio pittorico, dove la tradizionale tecnica a olio si mescola con la pittura spray, ricercando la tensione e la contaminazione tra classicità e linguaggi espressivi suburbani. Dal 2007-2008 inizia la sperimentazione sulla scultura, che cerca anche qui un cortocircuito tra la statuaria antica e l’archeologia industriale, rifacendosi a illustri esempi della scultura napoletana, da Vincenzo Gemito ad Augusto Perez.

La rielaborazione di modelli antichi e la riattualizzazione di tecniche tradizionali inseriscono l’opera di Leperino in un filone di ricerca che ambisce a mettere in dialogo il concetto di classicità con temi della nostra contemporaneità. Svolge inoltre un ruolo di primo piano il lavoro di recupero iniziato nel 2008 alla Misericordiella, un progetto di rigenerazione urbana a lungo termine che si situa in continuità con la sua pratica artistica, offrendo un risvolto concreto alla riflessione su città, periferia e abitanti che fuoriesce dal campo circoscritto dell’opera per estendersi a quello della realtà.

Tra le opere più recenti figurano Dodici volti nel volto, una serie di dodici busti in gesso esposti per circa un anno, tra il 2021 e il 2022, nella cripta di San Gennaro del Duomo di Napoli, e Il sogno dell’eroe, una grande scultura in bronzo acquisita dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e installata in uno dei suoi cortili, un omaggio alla città attraverso uno dei suoi simboli più popolari: Diego Armando Maradona. Al momento, Leperino sta lavorando a un’opera ambiziosa e monumentale, progettata per la chiesa della Misericordiella e prodotta in loco: un grande portale, dove le stratificazioni della città di Napoli, costituite da simboli, frammenti, fratture rivivono in un’unica immagine, concepita appositamente per questo luogo sacro. Tra le sue attività, occupano inoltre una posizione rilevante i laboratori formativi per i bambini del quartiere e per gli studenti di discipline artistiche, che partecipano alla realizzazione di progetti di più ampio respiro e, in generale, al processo in corso di valorizzazione del sito.

L’aderenza a forme, suggestioni e riferimenti dal passato, emblema della volontà dell’artista di affrontare un discorso sulla memoria nelle sue diverse accezioni, porta in alcuni casi alla preminenza del modello antico sul linguaggio contemporaneo, che pone le sue opere su un piano, per certi aspetti, anacronistico ma anche potenzialmente atemporale.

Se questo vale per alcune sculture che quasi incarnano una nostalgia del classico, seppur attraversate da tensioni contemporanee, c’è tuttavia da evidenziare come il lavoro svolto con diverse comunità risulti precisamente calato in una specifica realtà urbana e sociale, che ritorna nelle opere come traccia silenziosa ma costante, e che rende queste produzioni inevitabilmente ancorate all’attualità del nostro tempo.

Foto Giancarlo De Luca
Foto Giancarlo De Luca