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panorama

Caterina Silva

Roma 1983

Vive a lavora a Roma

Studio visit di Nicolas Martino

Caterina Silva ha studiato arte a Londra e scenografia e filosofia a Roma. Ha lavorato a lungo all’estero completando la sua formazione con diverse residenze importanti, tra cui si segnalano quella alla Cité Internationale des Arts a Parigi (2012) e alla Rijksakademie van beeldende kunsten di Amsterdam (2014-’15). Numerose sono le sue mostre personali e collettive, in Italia e in Europa, e a Londra in particolare.

Questa sua doppia formazione è immediatamente rilevabile anche nella sua pratica artistica, che parte dalla performance per arrivare alla pittura, intesa sempre come gesto, sia individuale sia collettivo. Il tema fondamentale intorno al quale ruota il suo lavoro è il rapporto tra il linguaggio e il potere, nel tentativo di decostruire quei processi di assoggettamento attraverso i quali – prima il processo di individuazione, e poi il linguaggio come dispositivo di classificazione e gerarchizzazione – si costruisce il mondo, sempre da un punto di vista situato, ma quasi mai dichiarato esplicitamente. Può esistere un linguaggio che non sia anche esercizio di potere? E quanto e in che modo il linguaggio artistico, anche quello del passato, è stato attraversato da questi processi di assoggettamento? E, ancora più radicalmente, è possibile, e come, smontare i processi di individuazione e riuscire a cogliere il mondo nella sua dimensione estatica? Ruotando intorno a questi temi e interrogativi la pratica artistica di Caterina Silva diventa vera e propria ricerca filosofica con altri mezzi rispetto a quelli della parola scritta sulla pagina. Qui Silva si inserisce in un processo che spinge la filosofia a uscire da sé stessa e dai confini determinati dal suo sviluppo degli ultimi secoli, per portarla di nuovo a essere performance e comportamento, come già fu in età alessandrina con i cinici, gli epicurei e gli stoici. E, nel fare questo, indica un avvicinamento sempre più stringente tra le pratiche filosofiche e quelle artistiche, un movimento che potrebbe segnare, in questi nostri anni, una trasformazione complessiva dei saperi e della loro organizzazione.

Questa ricerca è stata recentemente sintetizzata, e molto efficacemente, in una bella mostra curata da Anna Cestelli Guidi da Valentina Bonomo, dal titolo Il più crudele dei mesi. Una serie di lavori pittorici – che ora sono in parte nello studio dell’artista insieme a cicli più vecchi ‒ tutti sviluppati in verticale e poco più grandi di un essere umano, che evocano la potenza rigeneratrice della primavera. Alghe acquatiche immerse in un magma primordiale fatto di colori abbaglianti, alludono alla possibilità di “mettere al mondo il mondo” (titolo di un famoso quadro di Alighiero Boetti che esprimeva la stessa necessità alfabetica di ri-significazione). Dunque in Silva (sarà un caso che il suo cognome evochi la foresta, ovvero quell’ambiente primordiale dal quale l’umano e le parole sono emersi simultaneamente?) non c’è solo la parte decostruttiva, ma anche la consapevolezza che finito un mondo ne inizia sempre un altro, e che questo inizio passa attraverso un atto linguistico che nella civiltà occidentale è quello raccontato nel libro della Genesi. Una nuova genesi, dunque, è quella che siamo chiamati a scrivere tutti insieme, stavolta nel tentativo di non ripetere però il gesto che insieme alla parola fonda il potere e quindi la divisione dei regni e la loro organizzazione subordinata.

Forse sarebbe interessante se questa ricerca insistesse ulteriormente sulla posizione maschile del mondo che ci siamo lasciati alle spalle, e su come una risignificazione femminista dello stesso passi attraverso la contemporanea liberazione del maschile dalle sue gabbie e, quindi, porti a un oltrepassamento del binarismo radicato nella nostra relazione con il mondo. Allo stesso tempo, potrebbe essere altrettanto interessante indagare funzionamenti e condizionamenti dei linguaggi algoritmici che determinano la sfera cognitiva e sensibile, aprendo scenari inediti nella percezione della nostra realtà.

Detto ciò, quella di Caterina Silva, si segnala come una delle ricerche più interessanti nel panorama contemporaneo, anche per il suo tentativo di ridefinire un linguaggio tanto antico quanto contemporaneo come quello pittorico.