Loreto 1989
Vive e lavora a New York
Studio visit di Elisa Carollo
Carlo Cittadini vive da 10 anni a New York, dove ha perseguito il Bachelor of Fine Arts, seguito dal Master of Fine Arts in pittura. Il suo primo incontro con l’arte è stata la pittura religiosa delle chiese marchigiane, regione in cui è nato. Questo rimane un elemento della sua identità e italianità che si riattiva nelle sue opere reagendo, quasi chimicamente, con quello che poi ha assorbito negli USA e negli ambienti da lui frequentati.
Guardando all’immaginario cattolico attraverso uno sguardo queer, Cittadini crea dipinti figurativi a grandezza naturale che incanalano e al contempo sfidano iconografie classiche: fra sacro e profano, l’Annunciazione diventa rivelazione tra i fumi colorati di un locale gay di Brooklyn, e la camera dei misteri si rimanifesta come simposio contemporaneo. Ciò che interessa a Cittadini è il carattere universale di queste narrazioni, nella loro funzione originaria di educazione ad amore e dolore, vita e morte, passione e dramma. Le sue opere vivono così in un affascinante limbo di ambiguità, fra simbologie religiose, nubi angeliche, tenebre e atmosfere fumose di queer club.
Le figure emergono tra le masse di colore, plasmate prevalentemente con le mani, mentre le scelte cromatiche rispondono a precise atmosfere da evocare, quasi istintivamente e impulsivamente, alla ricerca di immagini viscerali. Tale processo di formulazione dell’immagine è reso ancora più evidente dagli innumerevoli acquerelli che l’artista realizza, non come appunti visivi ma come opere a sé stanti, dotate di un proprio spirito e voce ben precisa. Per quanto nei suo quadri, infatti, sia presente una struttura grafica che precede, l’origine delle sue opere è prevalentemente gestuale, sensuale e intuitiva, suggerita dal colore e dalle reazioni tra i vari strati di colore. Un momento chiave nella formulazione di questo linguaggio è stato la OxBow School of Art and Artists’ Residency Fellowship (Saugatuck, MI) dove la pittura di Cittadini aveva assunto una dimensione performativa, in opere che venivano a compiersi nell’intervento collettivo durante feste improvvisate. Di questo periodo matericamente molto ricco preserva alcuni passaggi, che rendono più fisicamente presente la superficie dell’opera. Questi esperimenti con pigmenti e materia destano un interesse particolare, creano affascinanti iridescenze, esplosioni e crepature, estendendo la presenza fisica dei soggetti rappresentati. La dimensione prevalentemente mentale e simbolica di queste immagini le colloca già in territori dove la contingenza dei fatti si apre a un mondo interiore di emozioni, sensazioni, allucinazioni, esprimendo liberamente una sensibilità queer contemporanea ancora poco pronunciata, e per questo comunque preziosa, nello scenario dell’arte della pittura figurativa italiana.
In studio, al mio arrivo, due grandi opere dominano sullo spazio. Le iridescenze metalliche della loro superficie si attivano alla luce del sole naturale che arriva da un grande lucernario. Cittadini ha cambiato studio da poco, pur rimanendo sempre nello stesso stabile a Porter Ave, Brooklyn, e la luce è diventata presto parte integrante dei suoi nuovi lavori, probabilmente destinati a una mostra pop up, in un nuovo spazio del quartiere. L’artista ha lasciato l’Italia subito dopo il liceo per spostarsi a Londra, dove ha frequentato un anno al Central Saint Martins, per poi trovare a New York il luogo adatto per la sua pittura. Ha frequentato il Pratt Institute insieme ad altri nomi che stanno emergendo sulla scena di oggi, ma quando ha terminato, la “scena della pittura gay” iniziava a essere già satura in città.
Guardando alle sue opere precedenti, è chiaro che in realtà ha trovato solo di recente la propria linea stilistica e tematica precisa, dopo anni sia di studio di iconografie sia di sperimentazione con la materia pittorica. Questo lo porta a non aver ancora raggiunto una piena padronanza della grammatica pittorica, che rimane dubbiosa e in ricerca, sebbene l’approccio iconologico e la sensibilità sia coerente e ricorrente. Pur cercando l’affermazione di una sensibilità fortemente individuale, il suo lavoro tende ancora a richiamare quello di colleghi attivi nella figurazione negli Stati Uniti, e a New York in particolare. Ma il linguaggio dell’artista sembra svilupparsi con una progressione stabile. Il salto decisivo potrebbe compiersi con la costruzione (magari attraverso la necessità di sintesi prodotta dall’occasione di una mostra) di un corpo di lavori coerenti in cui sviluppare e consolidare i molti elementi posti in essere oggi nelle pieghe della sua pratica.