Cerca
Close this search box.

panorama

Camilla Alberti

Milano 1994

Vive e lavora a Milano

Studio visit di Elisa Carollo

Camilla Alberti lavora sulla creazione di scenari alternativi di convivenza e collaborazione fra specie, mettendo in crisi il paradigma antropocentrico di esperienza e relazione con il mondo. Partita da un iniziale interesse per l’architettura e l’atto umano del costruire, espresso con modalità più minimali e geometriche, il suo lavoro si è evoluto negli anni verso forme sempre più elaborate, che indagano relazioni e commistioni diverse fra abitato e abitante. Le sue sculture sono, per questo, creazioni ibride composte da elementi organici e inorganici, frutto di un processo di archeologia urbana che combina oggetti di scarto con elementi naturali. Tracce di organismi e rovine dell’Antropocene contemporaneo vengono così assemblate in forme vive, in quanto soggette alle dinamiche organiche e alle conseguenti trasformazioni degli elementi che le compongono. La pratica di Alberti muove così nell’ambito di una mediazione costante tra l’intento dell’artista e un processo per lo più indipendente di trasformazione della materia. Il fare artistico è approcciato come un rituale, che combina controllo e intuizione: il suo assemblare parte sempre da un contatto intimo con le potenzialità espressive dei materiali, che vengono così risemantizzati in nuove storie. L’intento è quello di suggerire una tensione dialettica, ma anche una possibile collaborazione fra intervento antropico e natura, per visualizzare poi un’ibridazione dei corpi già in atto, tramite una serie di modificazioni ed estensioni rese possibili oggi da scienza e tecnologia. L’interesse di Alberti non è però quello di visualizzare una realtà post human o apocalittica, quanto piuttosto evidenziare trasformazioni ed evoluzioni possibili nel nostro rapporto attuale con il mondo.

Al momento della nostra visita, Alberti aveva appena concluso la realizzazione di un’ampia mostra fra Museo del Novecento e Sala D’armi a Firenze, che ben esemplifica il suo approccio artistico/installativo e che lo porta a ‘coreografare’ narrazioni nello spazio, con una specifica attenzione a scale e proporzioni dei rapporti fra corpi e alla conseguente percezione e psicofisica dello spettatore: come figuranti di una sorta di cerimonia di investitura, questi organismi mostruosi si pongono, allo stesso tempo, come minaccioso presagio e allucinatoria epifania di un presente alternativo, ma già possibile.

Parallelamente, negli ultimi anni, Alberti ha anche lavorato sul ricamo industriale, esplorando le possibili giustapposizioni o parallelismi fra reti di connessioni naturali di interdipendenza fra specie già esistenti, come la rete micelica, e le infrastrutture create dall’uomo con le reti di connessioni digitali.

Più di recente l’artista ha iniziato anche a esplorare il medium pittorico, dove, parimenti alla scultura, tende a partire da forme riconoscibili per plasmare nuove tridimensionalità attraverso una ibridazione progressiva dei corpi.

Nella pratica di Alberti c’è sicuramente un’intesa forza immaginativa che si unisce a un interesse ecologico/antropologico nel visualizzare paradigmi alternativi, ma forse necessari, di interazione e collaborazione fra specie. In questo modo, con la sua pratica, l’artista costringe a una riflessione rilevante sui corpi, le relazioni tra essi, con il non-umano e con tutti gli esseri che non solo ci circondano, ma che fanno parte spesso della nostra stessa esistenza. D’altra parte, l’aspetto mostruoso di queste creature rifiuta qualsiasi compiacimento estetico, rendendo l’arte di Alberti volutamente perturbante e talvolta disturbante.

THE OVERSTORY. Nella terra sottovoce_2021_in lavorazione_156,5x125hx5 cm_ ricamo industriale su tessuto di feltro bianco_ Opera selezionata dall’avviso pubblico Cantica21. Italian Contemporary Art Everywhere | Sezione Under 35 (MAECI-DGSP/MiC-DGCC).
Foto A. Rovell