Giovanna Bianco, Latronico 1962; Pino Valente, Napoli 1967
Vivono e lavorano a Napoli
Studio visit di Chiara Pirozzi
Il sodalizio tra i due artisti prende vita nel 1994, intersecando studi filosofici e scientifici, concependo progetti che si formalizzano in installazioni, video e performance. Profondamente legati alla pratica relazionale, Bianco Valente concepiscono i loro lavori a partire dai territori ospitanti che, spesso, appartengono al vissuto degli stessi artisti. Alcune delle loro installazioni ambientali sono state esposte presso il Museo Madre (2009), Palazzo Strozzi (2014) e presso l’Istituto italiano di cultura di Stoccolma (2018). Fra le opere d’arte pubblica ricordiamo l’intervento dal titolo Nessuno escluso (2020), realizzato nell’ambito dei lavori di riqualificazione di via Marina a Napoli.
La ricerca di Bianco Valente indaga i valori dell’esistenza, gli stati d’animo generati dalle relazioni umane e la cultura materiale delle comunità. La pratica partecipata attivata dal duo prende forma attraverso due direttrici: la prima si costituisce attraverso la messa in atto di azioni che vedono protagonisti gli artisti con gruppi sociali, la seconda prende vita con la realizzazione di opere che attraverso la forma testuale o simbolica trattengono al loro interno significati e contenuti legati a temi quali l’inclusione, i legami sociali e familiari e la condivisione dell’esperienza.
Una delle peculiarità dei lavori di Bianco Valente è l’essere sempre calati nel contesto al quale si riferiscono, la loro specificità ambientale rende ogni progetto portatore di contenuti autentici e unici in virtù del loro essere concepiti come propaggini o amplificatori di situazioni, storie e vissuti già esistenti. Il processo artistico messo in atto, pur essendo strutturato attraverso una metodologia specifica attivata dagli artisti, risente delle dinamiche sociali, culturali e dunque relazionali dei luoghi nei quali agiscono. L’aderenza al contesto è riscontrabile nei lavori di Bianco Valente sia nelle opere d’arte pubblica sia nei lavori presentati in luoghi istituzionali o nelle forme partecipate di laboratori e workshop.
Fra i progetti realizzati negli ultimi anni ritroviamo Le parole e le mani (2022), a cura di Pietro Gaglianò in occasione del Palio di San Sepolcro; gli artisti hanno concepito un drappo a partire dalla stramatura di tessuti quotidiani donati dagli abitanti della cittadina toscana. I fili così ottenuti, una volta trasformati in gomitoli, sono stati nuovamente tessuti dagli studenti del liceo artistico locale come testimonianza capace di trattenere in sé il vissuto di tutta una comunità. Fra le opere concepite come frutto di processi partecipati e condivisi ritroviamo Love Is In the Air (2022) realizzato per Dynamo Camp insieme ai genitori dei bambini disabili ospitati dalla fondazione che, in un gesto liberatorio, capace di far emergere energie sopite, hanno scalfito con un martello alcuni pesanti blocchi di marmo, restituendo in questo modo forme scultoree inconsapevoli ma testimoni dell’esperienza.
I progetti di Bianco Valente risultano essere fortemente riconoscibili soprattutto quando sono concepiti sottoforma di testi e scritte; in molti casi tali opere diventano simboli riconoscibili dei luoghi che li ospitano. Viceversa, l’importante e peculiare attività che gli artisti sovente svolgono con diversi gruppi di comunità resta circoscritta e poco comunicata e riconosciuta da un pubblico più ampio.
Nel percorso artistico di Bianco Valente non sussiste alcuna soluzione di continuità fra le opere elaborate in prima persona e le forme più smaterializzate che li vedono agire come attivatori e registi di azioni compiute da gruppi sociali o da altri artisti. È questo il caso del progetto di arte pubblica A cielo aperto, ideato nel 2008 insieme a Pasquale Campanella nel paese di Latronico in Basilicata a cui si è aggiunto, nel 2022, A cielo aperto in una stanza, in cui sei artisti in residenza si sono relazionati, entrando nel loro vissuto domestico, con sei famiglie di Latronico. Nei lavori di Bianco Valente si legge una pratica matura che, pur inserendosi nelle forme relazionali più consolidate, riesce a misurarsi con l’attualità più urgente.