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panorama

Anna Capolupo

Lamezia Terme 1983
Vive e lavora a Firenze
Studio visit di Angel Moya Garcia

Dopo aver iniziato l’Accademia di Belle Arti a Torino si laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze con il professore Adriano Bimbi nel 2008. Finiti gli studi si sposta a Berlino e in Sicilia per tornare successivamente in Toscana nel 2013 dopo una residenza a Montevarchi. Nel 2014 è finalista al Premio Terna, nel 2016 è vincitrice del Combat Prize, sezione Grafica e ottiene una menzione speciale dalla giuria del Premio Exhibit a The Others Art Fair, mentre nel 2020 è fra i vincitori del Premio Nocivelli, sezione Pittura. Particolarmente influenti nella sua ricerca sono state le residenze Simposio di pittura presso la Fondazione Lac o Le Mon a San Cesario, Un motivo costante presso FACTO a Montelupo Fiorentino e la partecipazione al programma di residenze LACASAPARK Art Residency a Gardiner, New York.

Una prima fase di lavoro, incentrata sui paesaggi urbani, la porta a indagare i non luoghi di Berlino, gli spazi abbandonati, industriali e periferici che attraggono migliaia di artisti in quegli anni nella capitale tedesca. Successivamente, l’interesse per il paesaggio vira verso un’osservazione degli oggetti e delle case abbandonate, per finire a scrutare la propria abitazione e la propria intimità come luoghi privilegiati di analisi. In questo contesto, sviluppa un doppio binario in cui le nature morte e la rappresentazione dei propri sogni si intrecciano in una pittura di matrice surreale. Il domestico e l’inconscio si amalgamano per trovare una terza dimensione in cui le immagini spesso provengono dall’immaginario collettivo del suo paese di provenienza. Simboli, come cavalieri di zucchero che si regalano ai bambini il giorno dei morti, o biscotti che si offrono alla sposa come dote il giorno del matrimonio, vengono ricostruiti come elementi della propria esistenza, come impulsi ricorrenti che si ripetono e che vengono presentati in modo completamente irrazionale nelle tele.

Il primo riferimento sembra essere quello delle pittrici surrealiste, e di particolare interesse risulta la ricerca pittorica in cui esce dalla bidimensionalità, creando strutture, ambienti, parate in cui la pittura si espande e si dilata nello spazio. Una ricerca costante sulle infinite possibilità della pittura, senza limitazioni di spazi, di prospettive e di fruizione che collega il suo lavoro a ricerche internazionali che seguono questo approccio come necessario. Ha in programma la partecipazione a due simposi di pittura e a una serie di mostre (una personale a Roma e una collettiva a Lecce) in cui si dedica alla scrittura dei propri sogni e riproducendo gli oggetti che sogna a prescindere del linguaggio espressivo, realizzando dipinti o bozzetti del proprio mondo onirico nel tentativo di uscire dallo studio, di condividere il mondo privato attraverso frammenti o ritagli. Parallelamente sta lavorando a una serie di disegni per la fanzine di Osservatorio futura e sta illustrando il libro di una poetessa siciliana per la collana Isola.

Alcuni elementi ancora irrisolti della sua pratica possono essere individuati nella difficoltà a decodificare iconologie locali per chiunque non condivida il suo orizzonte culturale. La stessa difficoltà che può emergere di fronte alla rappresentazione di un mondo intimo, privato, domestico, in cui gli aspetti autobiografici possono costituire una soglia difficile da attraversare. È lecito, infine, interrogarsi sull’attualità del linguaggio surreale, se in grado di superare in modo originale quanto già elaborato in passato, senza ripetizioni, richiami o allusioni. Tuttavia, non è possibile ignorare come gli spunti autobiografici stiano diventando sempre più frequenti, in risposta all’omologazione delle mode e dei dettami del sistema dell’arte; l’originalità non è necessariamente un valore di fronte all’urgenza di rappresentare ossessioni e fantasie che popolano l’immaginario di un artista.