Bergamo 1978
Vive e lavora a New York e a Bergamo
Studio visit di Lara Demori
marzo 2022
«Disegno altro non sia che una apparente espressione e dichiarazione del concetto che si ha nell’animo, e di quello che altri si è nella mente imaginato e fabricato nell’idea», scrive Vasari a proposito del disegno nel capitolo XV delle sue Vite, aggiungendo poi che il disegno è il padre delle «tre arti nostre, architettura, scultura e pittura», capace di visualizzare un’idea o forma universale delle cose della natura. Andrea Mastrovito fa propria la lezione di Vasari e usa il disegno come logos universale, il punto di partenza e di arrivo di una dialettica circolare in cui possiamo inscrivere il suo lavoro. Non a caso ha da poco inaugurato uno spazio espositivo in provincia di Bergamo dedicato esclusivamente al disegno contemporaneo in Italia: la Drawing Hall (al momento è allestita una personale di Stefano Arienti). Il progetto, che si avvale anche della produzione di brevi pubblicazioni monografiche, porta l’attenzione su un mezzo espressivo spesso poco considerato nella contemporaneità. Riguardo alla centralità del disegno nel lavoro di Mastrovito, è opportuno prendere in esame una serie di lavori iniziati già nel 2015 e poi ripresi dal 2018, alcuni dei quali ho il piacere di osservare nello studio dell’artista a Brooklyn, nei pressi del Navy Yard. In queste opere, il disegno si sovrappone, dando voce, forma e narrazione, a una serie di righelli di varie lunghezze e colori applicati su tele di grande formato. Rompendo i precetti della griglia modernista regolare, i righelli sono disposti quasi a formare una quadrettatura post-moderna, a metà tra il kitsch e lo psichedelico, e si scontrano con le forme disegnate di matrice surrealista che compongono il vocabolario immaginario dell’artista. I temi affrontanti in queste composizioni, che ricordano quelle dei fregi classici, sono diversi e allegorici, come pure la simbologia: ecco apparire umani con teste di poliedri dureriani, alberi con molteplici braccia; una concezione animistica della natura sottoposta a oscuri processi alchemici, strane formule cabalistiche. Come dice Mastrovito, la congiunzione tra righelli e immagini sovrapposte e disturbanti crea degli equivoci: il ‘segno’ del disegno cancella e maschera la numerazione dei righelli, di fatto proponendo una nuova realtà, o forse sarebbe meglio dire il simulacro di essa?
Dall’aprile del 2021, Mastrovito si è dedicato all’incisione di lavagne di diversi formati, con riferimenti alla scuola, all’educazione, giocando sulla combinazione di binomi antitetici come cancellare/incancellabile. Entrambi i concetti, di lavagna e di disegno, sono infatti nozionalmente legati a idee di precarietà e cancellabilità: ce lo ha insegnato Rauschemberg nel 1953, quando, insieme a Jasper Johns, decise di cancellare un disegno di De Kooning, ponendo simbolicamente fine al primato, sino ad allora indiscusso, dell’espressionismo astratto e sconfessando l’idea di sacralità e intoccabilità dell’opera d’arte. Mastrovito capovolge queste certezze incidendo le lavagne e utilizzando il materiale di scarto dell’incisione all’interno della composizione stessa, rendendole di fatto incancellabili. Un tentativo apocrifo di diseducazione del mezzo, per citare il titolo di una sua recente mostra presso la galleria Michela Rizzo, dove alcune di queste lavagne sono state esposte (La diseducazione al reale, 2021). Se il disegno attraversa tutta la produzione di Mastrovito, non può mancare l’associazione tra disegno e videoarte nella forma dell’animazione. Le immagini in movimento hanno una storia millenaria, dalle ombre proiettate sui muri che risalgono all’antico Egitto fino a quelle cinesi. E tuttavia, il disegno animato come lo intendiamo oggi (il cartone animato di matrice statunitense nasce negli anni Venti del Novecento) ha ingiustamente trovato poco spazio nelle produzioni artistiche, rimanendo relegato a un genere di intrattenimento infantile. Sulla linea di Kentridge, di cui non nega la paternità, Mastrovito riprende l’animazione per raccontare storie che superano le barriere generazionali e geografiche. È il caso del film Nysferatu – Symphony of a Century del 2017, in cui la storia di Dracula diventa quella di uno sfortunato immigrato che arriva a Manhattan agli inizi del secolo: una forma scanzonata come quella del cartone animato viene ricontestualizzata diventando teatro della tragedia della contemporaneità. Nonostante tutto il suo lavoro si basi su una grande consapevolezza e maturità tecnica, che lo rendono un disegnatore eccellente, è proprio in questo tipo di videoanimazione inaspettata per genere e temi che Mastrovito risulta più innovativo e accattivante. Non ci resta che aspettare il suo prossimo film.