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panorama

Alessandro Simonini

Modena 1985

Vive e lavora a Milano

Studio visit di Elisa Carollo

Nel suo lavoro Alessandro Simonini si definisce innanzitutto un ricercatore, prima ancora che artista. La sua pratica consiste, infatti, in una sperimentazione su materiali difficili da gestire, confrontandosi con quel carattere scientifico di ‘fallibilità’ della ricerca stessa, necessario per progredire nella scoperta di possibilità ancora inedite della materia e dei processi. Per questo, la sua idea di scultura, intesa come opera conclusa, è il più delle volte risultato anche di mesi di sperimentazioni quasi scientifiche, se non alchemiche, per stabilizzare una determinata ‘forma’, da un processo.

Al momento della mia visita, ad esempio, l’artista stava cercando, già da qualche mese, di trovare una soluzione per trattare e stabilizzare il carbon fossile e creare con esso una scultura del mitico Cerberus infernalis triceps, cane a tre teste a guardia dell’Ade (WHELLCOME 2022): una figura simbolica e metaforica, realizzata con la materia stessa dell’inferno cui sta da guardia, secondo la tradizione dantesca. Non è stato facile per Simonini arrivare a una formula di composizione sufficientemente solida e stabile da diventare forma scultorea: con un approccio più vicino a quello di uno studioso all’interno di un laboratorio di chimica dei materiali, ci sono voluti mesi di ricerca sulla struttura e sulla reperibilità del carbon coke (al suo stato più puro), accompagnati, parallelamente, al lavoro di formatura degli stampi, a partire dalla stampa 3D.

Interessanti poi, una serie di significati storico-politici già intrinsechi nel materiale, che aprono l’opera a tutt’altro tipo di messaggi, mettendola in relazione all’attuale crisi climatica: tra i protagonisti della prima rivoluzione industriale, il carbon coke è infatti composto da carbonio, che possiede un elevato potere calorifico, ma è anche altamente inquinante. Per questo era stato dismesso a favore di risorse a minor impatto ambientale, ma di recente si è ripreso il suo utilizzo per far fronte alla crisi energetica a seguito del conflitto Russia-Ucraina.

Come spesso accade nelle opere di Simonini, la “forma” diventa, così, non solo risultato estetico del processo, ma ingloba in sé tutta una serie di significati simbolici e implicazioni storico-politiche e filosofiche che i materiali portano con sé nella loro composizione e nella loro storia.

Questa integrazione tra forma, processo e verbum è particolarmente evidente in un’altra opera a cui stava lavorando, LOGOS (2022), ispirata ai fuochi sacri degli oracoli caldaici: giocando tra visibilità e invisibilità, solo con il calore della fiamma retrostante compaiono in una stele di vetro dei versi incisi e dipinti con vernice termosensibile tratti da frammenti di Eraclito, che nell’interpretazione heideggeriana vanno a confermare l’identità tra fuoco e logos, come poi anche nel processo di attivazione e sviluppo dell’opera stessa.

Muovendosi a livello di processi alchemici, Simonini combina felicemente un approccio scientifico a un profondo interesse filosofico, ricco di riferimenti letterari e, spesso, perfino biblici e cristologici. Ciò gli consente di indagare le possibilità significanti della materia, non solo in termini formali ma anche estetici, ovvero in termini di capacità poetiche ed allegoriche al di là delle forme sensibili, andando a toccare riflessioni esistenziali, sulla mortalità e caducità dei corpi, sul carattere effimero, o eterno, della forma simbolica. La presenza del corpo è, infatti, un’altra costante in molte delle sue opere, seppur più come allusione o frammento, come in Column C7, o nelle sue stanze delle torture, White Torture (2021) e JUDGE-MENTAL (torture) (2018), The Narrow Way (2019) e Pharmakon, che alludono invece ai limiti del nostro corpo, vittima di processi sociali, psicologici o puramente fisici di repressione e deterioramento.

La ricerca sui processi della materia, il connetterla a una interrogazione filosofico-esistenziale più profonda, di valenza universale, e il tradursi di tutto questo in un’estetica quasi ascetica, essenziale ma capace di intenso potere simbolico e metaforico, è sicuramente uno dei punti di forza di Simonini.

D’altra parte, proprio questa priorità attribuita alla ricerca sui processi e il rigore scientifico e quasi ascetico con cui l’artista la persegue, porta a un pericoloso isolamento nella sua pratica, che necessita di tempi lunghi per arrivare a opere compiute, motivo per cui la sua produzione, a oggi, è molto limitata, possibile ostacolo nell’ambito di progetti espositivi più complessi.