Silvia ed Enzo Esposito
Napoli 1975, 1977
Vivono e lavorano a Napoli
Studio visit di Chiara Pirozzi
Dopo diverse esperienze in Messico e in diverse città d’Italia, il duo artistico è tornato da diversi anni a basare il proprio spazio di lavoro nella città di Napoli. La pratica di ricerca impostata da Afterall appare il frutto di una metodologia ben rodata, che conduce i due artisti a lavorare parte del tempo in contesti separati – soprattutto nelle fasi di ricerca e di approfondimento teorico – e un’altra parte fisicamente insieme, in uno studio marcatamente di progettazione. La loro ricerca artistica indaga i processi cognitivi sviluppati attraverso il linguaggio e la relazione fra esistenza contingente e memoria collettiva. Tale ricerca si formalizza in opere sempre in bilico tra le dimensioni del macro e del micro, grazie all’utilizzo di differenti media come il video, la fotografia, la scultura e la performance.
La conversazione con gli artisti inizia alcuni giorni prima del nostro incontro, quando Silvia ed Enzo mi inviano per e-mail, invitandomi a leggerle, alcune pagine estratte da Palomar di Italo Calvino. Il loro interesse, ancor più chiaro una volta arrivata nello studio, è di condurre il nostro incontro attraverso una forma partecipata, grazie alla quale possa comprendere, sulla base di piccole forme d’esperienza, le loro attuali ricerche e i progetti in corso.
Lo studio custodisce lavori pregressi o parti di essi – nel caso delle grandi installazioni ambientali realizzate in diversi contesti pubblici e privati – e disegni, appunti, schizzi e bozzetti. Sul battente di una porta c’è una piccola videoproiezione dell’azione performativa realizzata in occasione della mostra personale Lacuna, alla tenuta Dello Scompiglio nel 2016. Su un tavolo in ferro battuto e cristallo è invece posto un foglio di carta, quasi in bilico, sul quale è proiettata l’ombra di una piccola pianta che, a sua volta, si riflette su una parete bianca. Gli artisti sembrano aver posizionato piccoli ‘inciampi’ lungo il mio percorso di visita, creando cortocircuiti fra la casualità di possibili riflessi, posizionamenti d’oggetti e l’allestimento studiato di appunti visivi nello spazio. Nello studio ritrovo una serie di fogli di carta carbone che, forse più di tutti, descrivono il lavoro del duo, e sui quali resta evidente la traccia delle trascrizioni realizzate durante le azioni performative private in occasione di diversi progetti. Oltre alle piccole videoproiezioni, nello studio sono visibili fotografie stampate su medi formati e polaroid: si tratta ancora di materiali che sono parte integrante di lavori installativi realizzati in passato. La conversazione prosegue, all’interno di questo studio luminoso, panoramico e ibrido nel quale gli artisti mi mostrano oggetti e materiali d’archivio, fisico e digitale, inerenti ad alcuni dei loro ultimi progetti, come l’installazione site-specific Trentamillesimidisecondo, a cura di Lorenzo Respi, realizzata per Ago Modena Fabbriche Culturali nel 2021.
Parliamo poi del loro avvicinamento, negli ultimi anni, alle pratiche meditative orientali, riconducibili agli insegnamenti Dzogchen e a quanto tali esercizi, utili per una personale consapevolezza quotidiana, siano entrati nei loro processi di ricerca artistica, andando cioè a intrecciarsi con gli studi di filosofia contemporanea e di fisica quantistica, sui quali si concentrano ormai da tempo. Silvia ed Enzo hanno la capacità di guidarmi in modo esperienziale nella loro speculazione e lo fanno attraverso un coinvolgimento attivo. Mi mostrano disegni su carta e prototipi di opere e progetti in progress, nei quali esplorano le idee di tempo – inteso come sommatoria di tempi coesistenti – di morte – come l’ultimo fra gli scopi possibili della vita – e di traduzione – come passaggio di stato dei significati da un medium all’altro. Mi invitano e mi guidano nel ragionamento sui processi teorici alla base dei loro lavori, fornendomi spunti letterari e filosofici, nei quali risulta evidente una linea di ricerca comune rintracciabile in progetti anche temporalmente distanti.